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Dalla Confederazione allo Stato federativo – una impronta massonica PDF Stampa E-mail
Sabato 22 Dicembre 2018 15:02

Spesso si afferma che la Svizzera è una Confederazione. In realtà dopo il 1848 essa è uno

Stato federativo. Per capire questa fondamentale trasformazione che è all’origine della Svizzera moderna è necessario richiamare alla memoria alcuni eventi storici che hanno determinato questo cambiamento di forma di Stato. Prima di ricostruire sinteticamente quegli eventi del periodo storico che hanno dato origine alla Svizzera moderna è opportuno chiarire in primo luogo i significati di Confederazione e di Stato federativo. La Confederazione è un’unione di singoli Stati che, pur mantenendo la propria autonomia, costituisce anche delle istituzioni sopranazionali come per esempio l’Unione europea. Anche la Svizzera prima del 1798 e tra il 1815 e il 1848 è stata una Confederazione. La denominazione ufficiale della Svizzera è «Confederazione svizzera» il che crea una certa confusione perché il paese, come detto, dal 1848 è uno Stato federativo. La denominazione deriva dall’epoca in cui la Svizzera effettivamente era una Confederazione. La sigla CH in effetti non è che l’abbreviazione dell’espressione latina «Confederatio Helvetica». Lo Stato federativo invece può essere visto come un’evoluzione della Confederazione di Stati o un compromesso tra lo Stato unitario e la Confederazione. Lo Stato federativo è composto di Stati con le proprie ordinanze, ma stretti fra di loro da una Costituzione che limita le autonomie dei singoli componenti. Esempi di Stato federativi sono gli Stati Uniti e la Svizzera attuale. Ma quali sono le circostanze storiche dalle quali è nato il nostro Stato federativo?

 

La guerra del Sonderbund

L’Ottocento, apertosi con l’Atto di Mediazione di Napoleone del 1803, vide la Svizzera impegnata a darsi istituzioni e strutture moderne. Il passo decisivo verso la modernità riuscì alla Confederazione elvetica nel 1848 con quel capolavoro di Costituzione che, sostanzialmente, ci regge ancora oggi. Questo momento fu preceduto da un periodo di alterne ed anche cruente vicende sfociate nella guerra del Sonderbund, la quale portò il paese sull’orlo dello sfacelo. Dal 1815 due Svizzere si opposero. Una conservatrice che vuole l’indipendenza dei Cantoni. L’altra, liberale, che mira ad una confederazione più unitaria e democratica. Più a sinistra dei liberali, i radicali vogliono cambiare il sistema instaurando la democrazia e centralizzando il potere. A questa opposizione bisogna aggiungere quelle tra cattolici contro protestanti, campagne contro città, èlites contro il popolo. Gli osservatori dell’epoca nei loro commenti parlarono di anarchia e di caos e temevano una dissoluzione della Confederazione. Nel settembre 1843, sei cantoni cattolici e conservatori (UR, SZ, NW/ OW, LU, ZU, FR) conclusero un’alleanza segreta di difesa militare. Più tardi i loro avversari chiameranno tale alleanza il «Sonderbund». Il Patto federale autorizzava gli accordi tra i cantoni ma non quelli con lo straniero. Dal momento che i sette cantoni del Sonderbund si erano assicurati l’appoggio di diversi paesi tra i quali la Francia e la Prussia che inviarono anche delle truppe alle frontiere violarono il sopraccitato patto. I radicali reagiscono ed essendo in maggioranza alla Dieta votarono la dissoluzione del Sonderbund il 20 luglio 1847. La guerra civile era ormai inevitabile. Fortunatamente la guerra durò poco, circa un mese e vide vittorioso l’esercito dei Cantoni rigenerati, guidati dal Generale Guillaume Henri Dufour. Sebbene imposta con la forza, la fine del dissenso tra Cantoni rigenerati e cantoni conservatori, segnò l’inizio di una collaborazione fra i due opposti fronti per modificare il Patto del 1815. I cantoni conservatori decisero infatti di entrare a far parte della commissione che fu incaricata di predisporre un progetto di revisione del Patto. In poco più di un mese essa predispose un testo ispirato, in alcuni punti, alla Costituzione statunitense. L’assetto istituzionale tracciato dalla Costituzione del 1848 è molto simile a quello attuale: un parlamento bicamerale, sul modello di quello statunitense, per garantire al contempo la rappresentazione nazionale e dei cantoni, e un esecutivo di 7 membri, il Consiglio federale, eletto dalle Camere riunite. La costituzione del 1848 contiene un’importante novità rispetto al Patto del 1815, un procedimento appositamente previsto per poter modificare la Costituzione stessa. Tale accorgimento rende flessibile un Patto, seppur di natura costituzionale. La Svizzera diventa uno Stato federale centralizzato anche se continua a chiamarsi «Confederazione». I cantoni non sono più indipendenti ma «sovrani» cioè autonomi ma cedono diverse competenze alla Confederazione (organizzazione centralizzata dell’esercito, soppressione delle barriere doganali tra cantoni, creazione di una moneta unica: il franco, unificazione dei pesi e delle misure). Si installa una forma di governo democratica. I cittadini ottengono dei diritti e delle libertà e sono considerati uguali davanti alla legge. Queste misure favorirono la prosperità generale che era appunto uno degli scopi fondamentali della Costituzione.

 

Gli ideali massonici della nuova Costituzione

Un tempo si considerava «Nazione» una comunità naturale, o almeno una comunità risultante dalla storia. Originariamente il concetto di nazione designava proprio una comunità di genti che avevano in comune sangue, religione, lingua, storia, costumi e tradizioni. In epoca moderna ci si è resi conto che nessuno di questi fattori è sufficiente per creare una Nazione. Essa designa piuttosto l’unione di persone che, pur diverse per civiltà, razza, religione, si riconoscono come Nazione sulla base di una libera volontà di unione e l’identità di aspirazioni e valori. Da questo punto di vista la Svizzera costituisce uno degli esempi più interessanti, perché gli ideali massonici di libertà, democrazia, neutralità e la secolare volontà di unione hanno fatto sì che popoli di cultura, lingue e religioni diverse si siano sentiti di appartenere a una stessa Nazione.

(tratto dalla Rivista della Gran Loggia Alpina)

Kadosh