Riflessioni del Direttore Stampa
Lunedì 07 Luglio 2014 12:04

alt In un periodo di divisioni e personalismi quale l’attuale, dove ognuno è convinto di essere l’unico detentore della verità, la massoneria italiana sta vivendo un momento in controtendenza.

Obbedienze regolari stanno dialogando tra loro, con la comune volontà di proseguire assieme il cammino iniziatico ed istituzionale. Alcuni massoni, scevri dall’ebbrezza del “grembiule”, si sono seduti ad un tavolo e, da fratelli distaccati dalle “patacche”, hanno cominciato a parlare istituzionalmente. In unum cogere!

 

 

 

Questo è il motto che contraddistingue il vero massone. Mosè non giunse mai nella Terra promessa dopo aver guidato il popolo per quarant’anni, ma cedette al “fratello” Aronne tale privilegio.
In questo momento, colmo di superbia, di solitudine e di egocentrismo, dove le richieste di adesione pervengono attraverso Facebook od altro, si sta ragionando concretamente per unire e non per dividere.

La massoneria, che io chiamo “di cortile” e mi scuso con i lettori, deve essere fraternamente isolata e compatita, perché in mano ad uomini che non sono al servizio della Massoneria, ma solo ammantati di personalismo.
Il potere proviene dagli altri, dalla considerazione che si riesce ad avere, dall’autorevolezza. È transeunte; deve essere usato per il Bene Supremo dell’Istituzione e serve, quindi, per la costruzione del Tempio: del Tempio Universale e non del proprio tempio personale!
È difficile, è vero, essere in grado di separare il dovere dall’umano piacere di essere il vertice, ma è questo il principale obiettivo di un iniziato: sublimare.
Ebbene, e lo dico con emozionante prudenza, siamo forse sulla strada maestra, dove alcuni veri massoni si sono incontrati per dare un segnale forte, molto forte ai fratelli italiani: uniamoci e proseguiamo assieme. Unirsi massonicamente ed iniziaticamente non significa fare trattative profane.

La memoria mi ritorna all’inizio degli anni ’90, quando un gran maestro (e perdonatemi se lo scrivo in minuscolo) disse in perfetto dialetto siciliano:”E a miaa?”.
Bene, questo non dovrà accadere in questo momento. Dobbiamo alzare gli occhi dalla sabbia e guardare il mare, come ci ricorda il fratello Einstein; dobbiamo lasciare un segno indelebile non sulla sabbia, ma sul granito.
Unirsi tra pochi potrebbe significare indicare ai molti la via del presente e non del futuro. Il futuro dovrà essere sempre presente per un massone.
Ho sentito parlare di tempi massonici, come per giustificare la propria ottusità od ancor peggio il proprio egoismo.

L’eternità non è ancora nelle nostre corde; siamo “poveri” mortali e, quindi, dobbiamo comprendere che è nostro dovere operare per la costruzione della Grande Opera, nei pochi attimi che l’eternità ci concede di vivere in questo mondo.
Chi ha tempo non aspetti tempo! Forse per alcuni questo vecchio adagio non è il preferito! Cari lettori, perdonatemi questa dolce amarezza, condita da molta speranza e volontà di fare, ma i tanti lustri di appartenenza alla Nobile Istituzione e la mia età, che si sta avvicinando alla “veneranda”, mi hanno fatto comprendere alcune cose che da giovin signore non coglievo.
I massoni, così come gli uomini di nobili natali, al momento del loro passaggio all’Oriente Eterno, hanno diritto di avere un bara di legno e di non essere posti su di un catafalco, bensì a contatto con la nuda terra.
È un onore, un privilegio avere la Natura che ci accoglie; quella Natura che è la porta d’ingresso verso il Grande Architetto, che ci riabbraccia dopo che la parte sublime di noi è volata al ricongiungimento.

In unum cogere………come ho scritto qualche periodo sopra!
Un fraterno invito a tutti i massoni italiani: mettete da parte frasi quali: “noi siamo regolari”. “tu non sei regolare”, “quanti posti in consiglio”, etc.
Nel solco fondamentale della Tradizione e dei Sacri Principi di Regolarità Massonica Internazionale, invito i cari Fratelli, che ci leggono, a riflettere sulla necessità di iniziare a dialogare non solo con sterili trattati di amicizia, ma soprattutto con la volontà di ridare dignità anche internazionale a questa amata Massoneria Italiana.
Ho detto nel segno del rispetto e della dignità.

 

Kadosch