Mozart: Lectio Magistralis a Palermo Print
Friday, 04 May 2018 20:04

Domani alle 18,00 al Teatro Real Santa Cecilia di Palermo, una lectio magistralis di musica e parole, condotta da Giacomo Fornari, direttore

del Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Bolzano e membro dell’Akademie für Mozartforschung di Salisburgo, guiderà il pubblico in un viaggio tra gli aspetti noti e meno noti della vita di Mozart. L’evento è organizzato dal Grande Oriente d’Italia nell’ambito della Biennale Internazionale d’Arte Sacra delle Credenze e Religioni dell’Umanità. La lectio magistralis prevede una serie di il pianista Piero Barbareschi e il tenore Erlendur Tor Elvarsson. A. Mozart: musica per Fratelli, Una selezione delle musiche rappresentato da:

  • An die FreudeKV 53 (47e) / Johann PeterUz
  • Heiliges BandKV 148 (125h) / Ludwig Friedrich Lenz
  • GesellenreiseKV 468 / Franz Joseph Ratschky
  • Adagio für Harmonika KV 617a (356)
  • AdagioKV 540
  • Die ihr des unermeßlichen Weltalls Schöpfer ehrtKV 619 / Franz Heinrich Ziegenhagen
  • An die StärkeKV 620/20 / Ludwig Christoph Hölty [prima esecuzione in Sicilia]

Appena arrivato a Vienna, Mozart venne iniziato alle arti massoniche. Fratello della Loggia zur wahren Eintracht (Alla nuova speranza incoronata ndr.) dove fu iniziato anche il padre Leopold. Per la Massoneria speculativa inizialmente la musica era considerata un semplice, ma apprezzato “abbellimento” del lavoro rituale, con l’apporto di Mozart però assunse un carattere unico e inedito. A lui si deve l’invenzione di un linguaggio musicale capace di tradurre la simbologia in un’esperienza sonora unica e irripetibile. Ascoltare Il Flauto Magico.

 

Vita massonica di Mozart

Wolfgang Amadeus Mozart entrò ufficialmente nella Massoneria il 14 dicembre del 1784, nella loggia “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza) il cui fondatore e Maestro era il barone Otto von Gemmingen, ciambellano di corte e consigliere privato della Corona. Fu lui, con ogni probabilità, il promotore dell'ingresso del musicista nell’Ordine, ingresso che non rappresentò per Mozart una decisione improvvisa, bensì il momento culminante di una preparazione iniziata almeno dieci anni prima. Nel 1767 l’undicenne Wolfgang, scampato al contagio del vaiolo grazie alle cure del dottor Wolff, dedicò al suo medico un’arietta dal titolo “An die Freude” (Alla Gioia, K.53), su un testo di Johann Peter Uz, già sorprendentemente massonico: molto probabilmente lo stesso Wolff, massone, indirizzò il piccolo Mozart nella scelta di quel testo da una raccolta di carmi latomisti. L’operetta che Mozart compose l’anno seguente, Bastien und Bastienne, si basava su libretto di Friedrich Wilhelm Weiskern, a sua voltaricavato da Le devin du village di Jean Jacques Rousseau. L’operetta fu rappresentata per la prima volta nel giardino di un altro massone di chiara fama, il medico Franz Anton Mesmer. Studioso di scienze esoteriche, paragnosta e protoipnologo, Mesmer era all’epoca celebre per le sue teorie ed esperimenti sul “magnetismo animale” e fondò una corrente, che da lui prese il nome di “mesmerismo”, sfociata nella creazione a Parigi (nel 1783) di una società massonica, l’Ordine dell’Armonia Universale, destinata a purificare gli adepti attraverso l’iniziazione. Mesmer stesso ha ispirato, tra l’altro, il personaggio di Colas, il mago, in Bastien und Bastienne e vent’anni dopo la figura del “vecchio filosofo” Don Alfonso nel Così fan tutte, che Mozart scrisse nel 1790. All’età di sedici anni, nel 1772, Mozart scrisse O heiliges Band der Freundschaft (O sacra Benda dell’amicizia, K. 148) il cui testo, una paginetta del poeta Ludwig Friedrich Lenz, va ricondotto alla più antica delle raccolte di canti massonici tedeschi, pubblicata ad Altenburg nel 1746. Il primo vero incontro di Mozart con gli ambienti della Libera Muratoria avvenne però un anno più tardi, nel 1773, quando il giovane musicista fu prescelto dal barone Tobias Philipp von Gebler, consigliere di Stato e poeta dilettante, per scrivere le musiche di scena del dramma massonico Thamos re d’Egitto. Questo testo accarezza già le tematiche che saranno poi fondamentali nell’universalmente riconosciuto “manifesto massonico” mozartiano, il Flauto Magico. Entrambe le opere hanno senza dubbio una fonte comune, il romanzo dell’abate Terrasson Sethos, in direzione del quale le due vicende convergono, sebbene si parli di “dramma eroico” per il Thamos e il “viaggio iniziatico” per il Flauto Magico. Come si vede, sono vistose le affinità tra Thamos e Sethos. Nel Flauto Magico la vicenda si presenterà alquanto semplificata a favore dell’aspetto prettamente iniziatico, fondamentale nel romanzo del Terrasson, ma sorvolato nel Thamos. Tutta la tematica storico-simbolica dell’antico Egitto e dei miti di Iside e Osiride è comunque presente in entrambe le opere mozartiane e così i riferimenti alla luce, alle tenebre ed ai rituali. Mozart venne accettato come Apprendista nella “Zur Wohltätigkeit” il 14 dicembre del 1784. Dopo appena tre mesi (prima del 26 marzo 1785) fu elevato al grado di Compagno in un’altra loggia, la “Zur wahren Eintracht” (Alla Vera Concordia), fondata e diretta dal 1781 dal barone Ignaz Edler von Born e già spesso frequentata da Wolfgang. Il grado di Maestro, che Mozart raggiunse circa un mese dopo (il 22 aprile 1785) nella loggia “Zur gekrönten Hoffnung” (Alla Speranza Incoronata), la più potente ed attiva in campo musicale tra le otto esistenti allora a Vienna, fu il più elevato che il musicista ottenne durante la sua rapida carriera di libero muratore. Non ebbe altri avanzamenti sino alla sua morte, ma pare che questi tre gradi fossero all’apice del primo gruppo di gerarchie; seguiva un altro gruppo di “Alti Gradi”, i quali però venivano distribuiti con molta parsimonia. Quali motivi spinsero Mozart alla scelta massonica? Coloro che in questa decisione sospettano intenzioni nascoste non hanno compreso il compositore; il bisogno di amicizia e l’ideale di umanità erano parte integrante della sua spiritualità, unitamente all’esigenza di un rapporto personale con Dio attraverso l’intimità dell’esperienza religiosa, intimità che la Chiesa ufficiale non era più in grado di offrire. Al rapporto con Dio seguiva immediatamente il rapporto con il prossimo, con il “fratello”, anche questo liberato dai legami della tradizione e totalmente incentrato sul sentimento individuale, fini che nella Vienna di allora venivano perseguiti in prima linea dalla Massoneria. Anche Paumgartner, nella sua celebre biografia, si esprime in termini abbastanza espliciti sulle ragioni che spiegano il rapporto fra Mozart e i liberi muratori: «Furono indubbiamente gli ideali umanitari, la lotta contro le superstizioni e le ristrettezze spirituali, i principi di mutua solidarietà e di fraterna giustizia propugnati dalla Massoneria a conquistare l’animo sensibile di Vofango [sic]. Il suo temperamento allegro e socievole, il bisogno di discutere argomenti profondi in un ambiente intimo e amico, l’animo aperto a tutti gli ideali umani e, nonostante la fede sincera, sempre teso, anche se quasi inconsapevolmente, ad affrancarsi da ogni dogmatismo morale e religioso, fecero sì che le idealità massoniche lo colpissero come rivelazioni provvidenziali, dopo l’opprimente grettezza dell’ambiente salisburghese. Il misterioso cerimoniale, le solennità, i riti, ove la musica aveva non poca parte, fecero il resto, stimolando la fantasia dell’artista». L’avanzamento di Mozart nelle gerarchie di loggia fu molto rapido, probabilmente a causa del fervore del musicista, al cui proselitismo è da attribuirsi anche la “conversione” del padre Leopold, avvenuta nella loggia “Zur wahren Eintracht” nel marzo del 1785. Anche per Leopold Mozart la carriera massonica si compì in breve tempo ed egli raggiunse il grado di Maestro il 22 aprile dello stesso anno. Dopo la propria investitura, Leopold ripartì per Salisburgo dove morì nel giugno del 1787 senza avere più rivisto il figlio, con il quale mantenne tuttavia un ininterrotto rapporto epistolare. Che Wolfgang e Leopold si intrattenessero anche su questioni massoniche è indubbio: ma dopo la morte del musicista tutta la corrispondenza “scomoda” venne distrutta, per ovvie ragioni di sicurezza, dalla moglie Konstanze o da chi altri ne entrò in possesso. C’è chi ha supposto che Leopold Mozart stesso, per i medesimi motivi, si disfacesse man mano delle lettere “massoniche” giuntegli dal figlio. L’unica eccezione è rappresentata dalla famosa “lettera sulla morte” del 4 aprile 1787 che in parte abbiamo riportato all’inizio di questa trattazione e che testimonia, toccando da vicino il problema della convivenza in Mozart della fede cattolica e di quella massonica, come la loggia si sia dimostrata più efficace della Chiesa nel condurre il musicista ad un atteggiamento sereno nei confronti dell’Aldilà. A questo proposito è di limpida chiarezza il commento del biografo Alfred Einstein: «… per Mozart il Cattolicesimo e la Massoneria erano due sfere concentriche, ma la Massoneria in quanto anelito alla purificazione morale, lavoro per il bene dell’umanità, ultima conoscenza della morte, era la sfera più alta, la più ampia, la più grande fra le due…». Tra il 1780 e il 1785 la Massoneria rappresentò in Austria un punto d’incontro per l’élite intellettuale, grazie soprattutto alla nota tolleranza dell’imperatore Giuseppe II. Anima del movimento divenne il barone Ignaz Edler von Born (1742-1791), fondatore e Maestro Venerabile della loggia "Zur wahren Eintracht”, la quale contava nel 1785, quando cioè Mozart cominciò a frequentarla, circa duecento affiliati tra cui i migliori esponenti della cultura viennese. I fini della loggia erano di proteggere e promuovere la libertà di pensiero da poco conquistata e di lottare contro gli ordini monastici accusati di superstizione e fanatismo. Nato in Transilvania, il barone Von Born fu studioso di filosofia, diritto e scienze naturali; la sua fama di mineralogista ne determinò l’invito a corte da parte dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria ed in seguito egli divenne uno dei campioni dell’Aufklärung nonché segretario generale della “Grosse Landesloge von Österreich”. Il suo interesse di studioso e di massone insieme fu rivolto soprattutto al tentativo di ricondurre l’origine del rituale massonico ai riti arcani delle confraternite sacerdotali dell’antico Egitto, operando sulle fonti disponibili all’epoca, tra cui spicca naturalmente il Sethos del Terrasson. Frutto della sua fervida ricerca fu il saggio sui misteri egizi che pubblicò sul “Journal für Freimaurer”, organo della sua loggia, saggio che in brevissimo tempo diventò lettura fondamentale nelle riunioni della “Zur wahren Eintracht”, la quale esercitò un grande fascino su Mozart, che la frequentò assiduamente; fu in onore del Venerabile Von Born che il musicista compose una delle sue più belle cantate massoniche, Die Maurerfreude (La Gioia massonica, K. 471). Si può dunque supporre che tra i due personaggi esistessero relazioni personali che oltrepassavano il limite dei contatti ufficiali. Un ritratto massonico dell’eclettico barone lo mostra corredato di tutti gli attributi, caratteristici del grado di Maestro, che evocano la Massoneria “operativa” antica e che allo stesso tempo richiamano uno dei principali personaggi del Flauto Magico, il Gran Sacerdote Sarastro, del quale molti pensano che Von Born sia stato l’ispiratore. Nella cornice si scorgono infatti la sfinge dei “misteri egiziani”, il leone, la palma degli iniziati, il ramo d’acacia, il serpente che si morde la coda (simbolo costante dell’eterno ciclo di morte e rinascita) e, all’interno di un cerchio solare che sovrasta il capo del filosofo, una stella a cinque punte, emblema del grado, ma anche simbolo dell’unione fra principio maschile e principio femminile, fra uomo e donna nella Coppia, unione che sarà esaltata nel finale del Flauto Magico. Questa tipologia è comune a tutti i ritratti massonici dell’epoca, da quelli dello stesso Mozart a quello del kaiser Giuseppe II. In seguito alla messa in atto della circolare imperiale dell’11 dicembre 1785, che sanciva la riduzione del numero delle logge viennesi da otto a tre, la “Zur wahren Eintracht”, la “Palmbaum” (Palma) e la “Drei Adler” (tre Aquile) si fusero nella nuova loggia “Zur Wahrheit” (Alla Verità): Ignaz von Born ne fu eletto Gran Maestro ma, caduto in seguito in disgrazia, rassegnò le sue dimissioni nell’agosto del 1786. Successivamente la “Zur gekrönten Hoffnung”, la “Zur Wohltätigkeit” – che era la loggia di Mozart – e la “Drei Feuren” (Tre Fuochi) confluirono nella “Zur neuegekrönten Hoffnung” (Alla Speranza nuovamente Incoronata), che fu inaugurata il 14 gennaio 1786. L’ultima lista degli appartenenti a questa loggia che includeva il nome di Mozart fu quella del 1790. Sulla ulteriore attività massonica di Mozart poco o nulla si conosce sin quasi alla vigilia della morte; la crisi che investì l’Ordine sotto Leopoldo II, successore di Giuseppe II, ebbe probabilmente ripercussioni anche sul processo evolutivo della musica massonica. Nel 1791 il compositore tentò l’ultima carta in favore della Massoneria: la composizione di un’opera di esplicita propaganda massonica, il Flauto Magico. La prima composizione di Mozart dopo la sua entrata ufficiale nell’Ordine fu una cantata dal titolo “Gesellenreise” (Il viaggio del Compagno, K. 468), scritta nell’aprile del 1785 in occasione dell’ammissione del padre Leopold al grado di Compagno; celebrò subito dopo la propria investitura al grado di Maestro con la famosa “Die Maurerfreude” (La Gioia Massonica), cantata che il musicista dedicò, come abbiamo visto, al Maestro Venerabile Ignaz Von Born. La bellissima “Maurerische Trauermusik” (Musica funebre massonica, K. 477), eseguita il 17 novembre del 1785 nel corso di una loggia di lutto in memoria di due fratelli scomparsi, fu composta in realtà per una cerimonia celebrativa per l’ammissione al grado di Maestro nella visione simbolica che lega sempre, nelle gerarchie massoniche, nell’ideale un passaggio di grado dalla morte alla rinascita. Nel gennaio del 1786 Mozart compose “Zerfliesset heut, geliente Bruder” (Liberatevi oggi, amati fratelli, K.483) e “Ihr uns’re neuer Leiter” (Voi nostra nuova guida, K. 484), due cantate scritte per le cerimonie di apertura e di chiusura della nuova loggia “Zur neuegekrönten Hoffnung”, originata come sappiamo dalla fusione della “Zur Wohltätigkeit” di Mozart, della “Zur gekrönten Hoffnung” e della “Drei Feuren”. Non si ha notizia di altre composizioni massoniche di Mozart sino al 1791, anno del Flauto Magico e della morte del musicista, anno delle due cantate “Die ihr des unermesslichen Weltalls Schöpfer ehrt” (Voi che esaltate il Creatore dell’Universo smisurato, K. 619) e “Eine kleine Freimaurer-Kantate” (Una piccola cantata massonica, K. 623), quest’ultima considerata per così dire il “canto del cigno” del Mozart massone e un poco anche dell’Ordine stesso. E’, infatti, l’ultimo lavoro completo di Mozart, composto nel novembre del 1791 e pubblicato postumo dai fratelli massoni del musicista.

 

Kadosch