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Chiesa e Massoneria PDF Print E-mail
Saturday, 23 February 2019 22:27

Ancora ruggine della Chiesa nei confronti della Massoneria. Il fatto: il vescovo di Palermo, don Corrado Lorefice, usa il

pugno di ferro e con un decreto firmato lo scorso 25 gennaio, ma reso noto successivamente, prova a mettere ordine in un settore, quello delle confraternite laicali, finito spesso al centro delle polemiche per la presenza di persone dal passato poco trasparente o addirittura condannate per crimini gravi. Il presule impone regole stringenti: non solo chi sarà chiamato a guidare le confraternite, ma anche chi vorrà soltanto farne parte. Dovrà produrre necessariamente “il certificato generale e il certificato dei carichi pendenti del casellario giudiziale rilasciati in data non anteriore a tre mesi”. Una documentazione che il decreto giudica “essenziale ad attestare l’indubbio percorso di testimonianza dei valori evangelici nella vita civile”. Fino ad oggi, infatti, per iscriversi a una confraternita bastavano i certificati di battesimo, di cresima, di matrimonio e lo stato di famiglia. Ma decreto, una “fedina penale pulita non necessariamente è indice di vita pulita”: per questo parroci e assistenti spirituali dovranno firmare una lettera “che dia sufficienti garanzie circa la retta intenzione del richiedente e la serietà della sua vita, quale condizione essenziale e imprescindibile per l’ammissione nella confraternita”. Inoltre, terminato il noviziato, i parroci dovranno anche rilasciare un attestato di idoneità. Ottimo, ma Mons. Lorefice si spinge oltre, modificando d’imperio lo statuto diocesano e gli statuti delle singole confraternite: non potranno essere iscritti coloro “che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo”, chi appartiene ad associazioni di stampo mafioso o didi tipo segreto e contrarie ai valori del Vangelo (e viene citata esplicitamente la massoneria) ma anche chi ha avuto “sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato”. Inoltre decadranno automaticamente anche coloro che sono già iscritti e commettono reati mafiosi o anche chi viene semplicemente colpito da “provvedimenti cautelari restrittivi della libertà personale” almeno fino “all’accertamento giudiziario della loro condizione”. Concordiamo con Mons. Lorefice sulla necessità di fare pulizia nella società ed anche nella Chiesa, ma equiparare le associazioni mafiose alle istituzioni massoniche, a prescindere, evidenzia un fumus persecutionis senza dubbio alcuno. Il Gran Maestro del G.O.I. Stefano Bisi scrive una lettera pienamente da noi condivisa. E non dovremmo lasciarlo solo in questa azione. La Massoneria non parla di religione e professa la laicità dell’uomo, ma rispetta la fondamentale libertà dell’uomo di credere e di poter scegliere la popria professione di fede. Questo rispetto per l’uomo e dell’uomo, evidentemente, non rientra nella dottrina cattolica. Extra ecclesia nulla salus. Non crediamo che il Maestro Gesù fosse così drastico con l’uomo; lo fu, eccome, con i farisei. Ma ora dobbiamo decidere chi sono i farisei. Il Massone è uomo del dubbio. Si interroga e lavora sul proprio io per cercare di elevarsi. La fede ed il dogmatismo non appartengono alla Massoneria. Voltaire potrebbe dare spunti positivi a molti con il suo lavoro sulla Tolleranza.

 

Lettera Stefano Bisi

http://www.affaritaliani.it/cronache/massoni-ingiusto-escluderci-dalla-chiesa-il-gran-maestro-attacca-il-vescovo-589516.html

 

Decreto episcopale

http://www.diocesipa.it/site/altri-decreti-2019/

 

Kadosch