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Einstein e l’immaginazione PDF Print E-mail
Monday, 20 December 2021 12:00
Il genio, che ha modificato la nostra sensazione del tempo e dello spazio, disse “L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione.”.
E noi Massoni, quale immaginazione abbiamo? Fin dalla cerimonia d’iniziazione, ci è stato detto che la parte sinistra del nostro corpo era quella debole. L’incertezza, l’ignoto. Poi, abbiamo scoperto che era considerata la parte femminile. Ad essa fu attribuito l’intuito. A noi rimase la fase concreta del nostro agire; ovvero, capire, capire ed ancora capire. Il raziocinio. Quindi, l’uomo era dimostrato essere in grado di penetrare nel mistero con la ragione; squarciare i veli con l’ovvietà. L’Illuminismo concorse a rendere credibile questo percorso. E la Massoneria ne fu affascinata. O, per meglio dire, coloro che si avvicinavano al cammino iniziatico avrebbero potuto dominare la verità, in quanto superiori alla verità stessa. Perfetto. Ogni problema era, quindi, risolto razionalmente. Ma se noi siamo imperfetti o perfettibili, come possiamo comprendere la perfezione, cioè la Verità? La risposta è semplicemente nella presunzione dell’uomo. La profanità introdotta in un cammino iniziatico. Noi possiamo intuire e, timidamente, fare un piccolo passo in avanti. Ma cosa è l’intuito: la percezione immediata di una realtà non manifesta senza l'aiuto di prove o del ragionamento. Ma allora si tratta di fede, almeno mascherata! Non crediamo che Einstein fosse un devoto conquistato dalla fede. Eppure, parlava di immaginazione, che è l’anticamera dell’intuito. Un percorso iniziatico è un cammino solitario, durante il quale segnali e simboli ci danno indicazioni. A noi, umili, cercare di comprenderne il significato. Ognuno di noi sa bene che una parte del tempo, e precisamente l’angolo sud-ovest del Tempio è incompleto, a precisa memoria che ogni nostro sforzo di comprendere si scontra con la nostra limitatezza. Dobbiamo lavorare su noi stessi, sapendo di non raggiungere il nostro obiettivo. Ognuno di noi è Tantalo: desideriamo qualcosa che non possiamo raggiungere. In unum cogere. E qui ci viene in aiuto Promoteo; noi siamo una scintilla che tende a riunirsi all’Uno. È bello che la mente galoppi ed immagini. A noi intuire come Einstein ci suggerisce. Un vecchio e saggio rabbino era solito dire che lo studio della Cabala era interdetto alle donne perché lo avrebbero potuto comprendere prima di noi. Ovvero l’intuito, antico dilemma con la ragione: Intuire, cogliere, quindi, nella sua essenza e realtà un oggetto di pensiero avvertendolo presente alla coscienza. Ma non dobbiamo prolungarci su questo dualismo, che invece dovrebbe trovare una sintesi simbiotica per “In Unum Cogere”.