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San Giovanni Battista il Precursore, il mito pagano e l’androgino di Leonardo PDF Print E-mail
Monday, 24 June 2019 22:07

“Io, in verità, vi battezzo nell’acqua per la penitenza, ma colui che verrà dopo di me…..vi battezzerà nello Spirito Santo e nel fuoco” (Vangelo secondo Matteo) La notte del solstizio estivo segna un passaggio importante: è il momento in

cui il Sole entra in contatto con la costellazione del Cancro governato dalla Luna (elemento acqua) e rappresenta la notte più breve dell’anno. E’ il trionfo massimo della luce ma anche il suo opposto, il lento declino fino al suo sommo culmine a dicembre. Nella massima congiunzione del trionfo del Sole sulla Luna, diversi erano i riti propiziatori di tale Unione. Il 24 giugno nella festa di San Giovanni era usanza antica raccogliere le erbe che sarebbero servite poi per i medicamenti e per la protezione sia fisica che spirituale di tutta la famiglia, la più nota è quella propriamente detta di San Giovanni, l’iperico o scacciadiavoli (Hypericum perforatum), pianta officinale del genere Hypericum con note proprietà antidepressive e antivirali. Ancora vi erano i falò di San Giovanni, che ricordano le usanze del fuoco celtiche, il fuoco rappresentato dai falò o ruote infuocate che si usavano per simboleggiare il dio Sole e il suo potere di purificare e l’acqua, elemento femminile e Lunare chiamata “guazza di San Giovanni” a cui si attribuiscono poteri di guarigione e rigenerazione. La “Guazza di San Giovanni” infatti è la rugiada che doveva esser raccolta nella notte di San Giovanni sui campi prima dello spuntar del sole, che garantiva fecondità e salute, per lo stesso motivo in quella notte si raccoglievano le erbe le cui virtù terapeutiche sembravano accresciute proprio per esser state accarezzate dalla “guazza” magica. A Napoli, celebre era la Festa di San Giovanni in cui si associavano rituali legati al mare. Infatti in prossimità della Chiesa San Giovanni a Mare si riunivano fra la notte del 23 e l’alba del 24, sia uomini che donne, i quali denudati si riversavano in acqua e approcciavano alla danza per propiziare la fertilità, ed assicurarsi l’abbondanza derivante dall’antico culto di Partenope e quello di Priapo. L’acqua marina utilizzata diventava simbolo di purificazione o nuovo battesimo. Giovanni Battista dunque come guardiano della porta della Dea Madre, lui sacerdote iniziato al culto del Femminile, ancora oggi è venerato in molte società esoteriche e logge iniziatiche come quella dei Massoni che ai due Giovanni dedicano un intero discorso. Infatti, l’altro S. Giovanni, l’Evangelista, viene festeggiato il 27 Dicembre, pochi giorni dopo il Solstizio d’ Inverno e come nell’antichità i solstizi erano sempre correlati tra di loro. I popoli antichi li chiamavo “porte”: porta degli dei (o degli immortali) il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo. Nell’antica Roma erano consacrati a Giano bifronte, il dio guardiano delle soglie e dei passaggi, e Johannes è forse corruzione e derivazione del vecchio Janus, bifronte, che ha in mano le chiavi, con le quali apre o chiude le porte dei cieli, “ianua coeli”. Visto spesso come simbolo della consapevolezza, comprensione e conoscenza di sè (Piccola Opera) necessario alla fase successiva, la metamorfosi della coscienza dell’Io in esperienza, coscienza e percezione del Sè (Grande Opera) o ancora nel processo di individuazione, come la realizzazione del proprio Sè individuale (San Giovanni Battista) che precede quello del Sè Supremo (Cristo). Il Santo già presente nell’immagine di Sofia, che compare a Novgorod nel Mille, come ci ricorda E. Zolla, parlando della Santa Mercuriale: “Il suo aspetto infuocato deriva forse dalle descrizioni dell’Arcangelo Purpureo della Suprema Illuminazione contenute negli scritti dei neoplatonici persiani. Nella mano sinistra tiene il caduceo e con la mano destra si stringe al seno una pergamena contenente i segreti esoterici. Alla sua destra è la Vergine incinta del Bambino, alla sua sinistra san Giovanni Battista. Questi due assistenti, i due canali che trasmettono la sua influenza al livello della effettiva manifestazione, sottolineano entrambi la trascendenza delle divisioni sessuali”. Il San Giovanni di Leonardo, infine, ci dà delle ulteriori indicazione del ruolo ermetico della figura del Santo. L’opera di Leonardo consiste nel ribaltare la tradizionale iconografia del Battista, patito eremita scarnificato dagli stenti, e raffigurare un san Giovanni giovane, sensuale, ambiguo, bello, attraente e finanche invitante; quasi fosse un soggetto sincretico tra cristianesimo e paganesimo. Il dipinto ebbe modo di ammirarlo anche Carlo Emilio Gadda, che definì il San Giovanni Battista leonardesco come un “Bacco angelizzato privo di polarità sessuale che appare in un’ombra stupenda, accostatosi all’ultimo momento alla sua croce-idea” culmine della tecnica del chiaroscuro da parte del genio toscano. A questo punto, nel Precursore metà santo e metà peccatore, c’è chi legge due messaggi-insegnamenti, manifestati attraverso le mani “parlanti” dell’artista. Il primo, quello “ufficiale”, espresso dalla mano sul cuore, allude all’umanità del Messia di cui Giovanni profetizza la venuta, in contrapposizione complementare con l’altra mano che indica il cielo per segnalarci anche la natura divina del Cristo che verrà. Oppure scorgere nella mano sinistra che accenna al cuore, un richiamo al corpo e alle pulsioni e nell’altra che tale strada appare necessaria per l’accesso al Divino. Un Leonardo alchemico, come ricorda il Vasari: “Tanti furono i suoi capricci, che filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso della luna e gli andamenti del sole. Per il che fece ne l’animo un concetto sì eretico, che e’ non si accostava a qualsivoglia religione, stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano”.

Immagini: San Giovanni Battista, dipinto a olio su tavola di noce (69×57 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1508-1513 e conservato nel Museo del Louvre a Parigi; Giano bifronte; Bacco su un precedente san Giovanni Battista, dipinto a olio su tavola trasportata su tela (177 × 115 cm) attribuito a Leonardo da Vinci e bottega, databile al 1510-1515 e conservato sempre nel Museo del Louvre a Parigi. --

Kadosh